LA VOCE DI MAIA – RECENSIONE

La Voce di Maia di Angelica Laterza

Sui sentieri del passato per ritrovare il senso del presente

a cura di Federica Introna

 

«La felicità è vivere ogni attimo pienamente. Essere sempre presente. Usare tutti i cinque sensi e anche uno in più: la consapevolezza». Felicità è certo una delle parole-chiave del romanzo di Angelica Laterza e la ricerca della felicità, intesa come processo di crescita che porta alla pienezza di vita costituisce il senso profondo dell’opera. Potremmo considerarla un viaggio in più tappe che si snoda attraverso due dimensioni fondamentali, il passato e il presente, mantenendosi sempre sul confine fra realtà e sogno, fra terra e cielo. Il presente è quello di Maia, giovane libraia di Martina Franca, incantevole borgo della Puglia, tanto appassionata del suo lavoro da averne fatto per diversi anni la sua unica ragione di vita, in un ambiente, quello della provincia, spesso avvolto su se stesso e poco propenso al nuovo; il passato è quello di Maddalena, vissuta verso la metà del 1200 ad Acquaviva delle Fonti all’epoca del passaggio di Federico II nella regione. Un giorno accade qualcosa di inatteso e le due vicende, apparentemente lontanissime nel tempo cominciano a intrecciarsi. Saverio, un docente di Storia, consegna a Maia un manoscritto autentico e la sua traduzione in italiano: è il diario di Maddalena, ritrovato in un casolare assieme al suo ritratto. L’uomo ha colto una forte somiglianza fra le due donne e per questo ha voluto che la libraia, amante dei testi antichi, leggesse la storia straordinaria di questa ragazzina del Medioevo. Quella che all’inizio pareva una semplice coincidenza man mano che la protagonista procede nella lettura diviene un legame sempre più forte e misterioso: Maia percepisce le vicende della vita di Maddalena come se fossero sue, addirittura le sogna e se ne sente inspiegabilmente attratta. Ma non è l’unico avvenimento che trasforma la vita della libraia, una vita serena, ma forse sino ad allora un po’ troppo prevedibile: Alessandro, il suo primo amore, rientra in paese dopo una lunga permanenza all’estero e desidera ricominciare a frequentarla. Maia accetta, prima sorpresa poi sempre più coinvolta; le cose, tuttavia, non sono mai semplici. Alessandro, figlio di un medico che si è ribellato alla tradizione familiare e ha scelto di lavorare il legno per creare mobili, ha una figlia, Angy: la sua prima moglie è morta tragicamente in un incidente stradale ed è per questo che è tornato nella sua terra natale. Basterebbero questi elementi a plasmare un romanzo dinamico ed emozionante, ma c’è un altro piano che gradualmente emerge nella storia fino a diventarne la cifra essenziale: il trascendente, il rapporto con l’al di là, in una parola la fede. Perché sia sul palcoscenico del passato che su quello del presente, i personaggi non sono soli ma in contatto con una voce amorevole che supera i limiti del tempo e dello spazio e guida i loro passi lungo strade spesso accidentate e faticose. Antico e contemporaneo, infatti, non paiono tanto diversi, anzi sono accomunati dai medesimi oppositori: la grettezza d’animo, il pregiudizio, la sopraffazione e le donne, allora come ora, sono il bersaglio più facile ed esposto. «Le donne non guariscono nessuno! Per questo ci sono i frati, che sono uomini!». Il male ha sempre la stessa faccia. Angelica Laterza sa muoversi con naturalezza su diversi livelli narrativi, intessendo una vicenda a tratti fantastica e onirica, che ci porta in un mondo seducente e insidioso, fra boschi ed erbe guaritrici, streghe e diavoli, calunnie e ingiustizie, ma allo stesso tempo calata nella vita quotidiana dei nostri giorni, sempre più incerti e cupi perché incapaci di ascoltare i sentimenti, il linguaggio dell’anima. La scrittura, sensoriale e profonda, crea personaggi vibranti di energia, una forza indomita che scende dall’alto e che, nonostante gli ostacoli, non viene mai meno. Splendono di vita vera in un mondo che cerca in tutti i modi di spegnerli.

La Voce di Maia è un percorso interiore che rivela alla protagonista e a noi la Voce dello Spirito, quella che spesso mettiamo a tacere, presi da un tempo vuoto e tiranno che non ci lascia il respiro più importante, quello del cuore.