APPUNTI DI DIZIONE: Le Consonanti Sibilanti Dentali

Una distinzione simile a quella fatta per le vocali è anche individuabile per le Consonanti Sibilanti Dentali che sono la “S” e la “Z“.

          Pertanto avremo:

  • Consonanti sibilanti dentali alfabetiche sono DUE:
s“, “z
  • Consonanti sibilanti dentali fonetiche sono QUATTRO:
“s” sorda o aspra, “s” sonora o dolce, “z” sorda o aspra e “z” sonora o dolce

          La pronuncia fonetica di queste consonanti sarà:

  • S” sorda o aspra, come nelle parole sole, rosso, cascare,
  • S” sonora o dolce, come nelle parole rosa, asilo, vaso,
  • Z” sorda o aspra, come nelle parole zucchero, bellezza, stanza,
  • Z” sonora o dolce, come nelle parole zanzara, azalea, dozzina.

La consonante “s” aspra o sorda

          La “s” aspra o sorda italiana è quella usata per pronunciare il vocabolo “sale” e si presenta nei seguenti casi:

  1. Quando si trova in principio di vocabolo ed è seguita da vocale.
    • Esempi: sole, sale, sapere, sedano, sorpresa, sabato, sicuro, solluchero, sedurre, sospetto, situazione, secessione, superiore, sultano.
  2. Quando è iniziale del secondo componente di un vocabolo composto.
    • Esempi: affittasi, disotto, girasole, prosegue, risapere, unisono, preservare, preservativo, riservare, reggiseno, reggispinta, risega, pluristrato, multistrato.
  3. Quando è doppia.
    • Esempi: essere, asso, tosse, dissidio, tessera, rissa, fossa, riscossa, affossare, arrossare, assistente, intossicante.
  4. Quando è preceduta da consonante.
    • Esempi: arso, polso, comprensione, corso, ascensore, discensore, censore, pulsore, arsura, tonsura, censo, incenso.
    • Eccezioni (“s” dolce o sonora): nei vocaboli con prefisso “trans-” (Es.: transalpino, transatlantico, transigere, translanceato, translucido, transoceanico, transumante).
  5. Quando è seguita dalle consonanti cosiddette sorde “c”, “f”, “p”, “q”, “t”.
    • Esempi: scala, sfera, spola, squadra, storta, ascolto, aspetto.

Nota Bene: alcuni dizionari fonetici stabiliscono che il suono della “s” debba essere aspro anche in molti altri casi come casa, cosa, così, mese, naso, peso e alcuni altri. In realtà questo tipo di pronuncia associata ai vocaboli elencati è caduta quasi del tutto in disuso, fatta eccezione per qualche parlata dell’Italia centrale e meridionale.

La consonante “s” dolce o sonora

          La “s” dolce o sonora italiana è quella usata per pronunciare il vocabolo “asma” e si presenta nei seguenti casi:

  1. Quando si trova tra due vocali.
    • Esempi: viso, rosa, chiesa, bisogno, uso, coeso, difeso, contuso, colluso, reso, steso, bleso, blusa.
    • Eccezioni (“s” aspra o sorda): in alcuni vocaboli come preside, presidente, trasecolare, disegno. Questi vocaboli, in realtà, sono vocaboli composti anche se questa caratteristica non è immediatamente evidente.
  2. Quando è seguita dalle consonanti cosiddette sonore “b”, “d”, “g”, “l”, “m”, “n”, “r”, “v”.
    • Esempi: sbarco, sdegno, sdoppiare, sgarbo, sgridare, slitta, slegare, smania, sminuzzare, sniffare, snaturare, sradicare, svelto, sventare.

La consonante “z” aspra o sorda

          La “z” aspra o sorda italiana è quella usata per pronunciare il vocabolo “calza” e deriva spesso dalla “-ti-” seguita da vocale del latino classico.

Esempi: pretium à prezzo, tertium à terzo, facetia à facezia.

          La lettera “z” ha suono aspro o sordo nei seguenti casi:

  1. Quando è preceduta dalla lettera “l” (elle).
    • Esempi: alzare, sfilza, calza, milza, innalzare, scalzare, colza, balzano, filza, calzolaio.
    • Eccezioni (“z” dolce o sonora): nei vocaboli elzeviro e belzebù.
  2. Quando è lettera iniziale di un vocabolo e la seconda sillaba inizia con una delle consonanti cosiddette mute “c”, “f”, “p”, “q”, “t”.
    • Esempi: zampa, zoccolo, zoppo, zappa, zufolo, zucchero, zitto, zolfo, zecca (insetto e fabbrica di monete).
    • Eccezioni (“z” dolce o sonora): nei vocaboli zaffiro, zefiro, zotico, zeta, zafferano.
  3. Quando è seguita dalla vocale “i” seguita a sua volta da un’altra vocale.
    • Esempi: zio, agenzia, polizia, grazia, ospizio, silenzio, vizio.
    • Eccezioni (“z” dolce o sonora): nel vocabolo azienda, in tutti quei vocaboli derivati da altri vocaboli che seguono la regola della zeta dolce o sonora (Es.: romanziere che deriva da romanzo, ecc.).
  4. Nei vocaboli con terminazioni in “-ezzo”, “-ezza”, “-ezzi”, “-ezze”, “-ozzo”, “-ozza”, “-ozzi”, “-ozze”, “-uzzo”, “-uzza”, “-uzzi”, “-uzze”.
    • Esempi: vezzo, grandezza, pozzo, pozza, spruzzo, spruzza, puzze, tinozza, carrozze, puzzo, olezzo, lezzo, piccozze, piccolezza, tenerezze.
    • Eccezioni (“z” dolce o sonora): nel vocabolo brezza.
  5. Nelle desinenze dell’Infinito in “-azzare”.
    • Esempi: ammazzare, strapazzare, sghignazzare, cozzare, insozzare, dirozzare, sminuzzare.
  6. Nei suffissi in “-anza”, “-enza”.
    • Esempi: speranza, sudditanza, usanza, credenza, assenza, prudenza, portanza, vicinanza, incompetenza, impazienza, tolleranza, tracotanza, presenza.
  7. Nei suffissi in “-onzolo”.
    • Esempi: ballonzolo, pretonzolo, gironzolo, mediconzolo.

La consonante “z” dolce o sonora

          La “z” dolce o sonora italiana è quella usata per pronunciare il vocabolo “zero” e deriva spesso dalla “-di-” seguita da vocale del latino classico.

Esempi: prandium à pranzo, radius à razzo.

          La lettera “z” ha suono dolce o sonoro nei seguenti casi:

  1. Nei suffissi dei verbi in “-izzare”.
    • Esempi: organizzare, penalizzare, coalizzare, concretizzare, carbonizzare, sinterizzare, sintetizzare.
  2. Quando è lettera iniziale di un vocabolo ed è seguita da due vocali.
    • Esempi: zaino, zuavo, zootecnico, zoologo.
  3. Eccezioni (“z” aspra o sorda): nel vocabolo zio e suoi derivati che rientrano nella regola della zeta aspra o sorda perché presentano la vocale “i” seguita da un’altra vocale.
  4. Quando è lettera iniziale di un vocabolo e la seconda sillaba inizia con una delle consonanti cosiddette sonore “b”, “d”, “g”, “l”, “m”, “n”, “r”, “v”.
    • Esempi: zebra, zodiaco, zigote, zelante, zumare, zenzero, zero, zavorra.
    • Eccezioni (“z” aspra o sorda): nei vocaboli zanna e zazzera, nel vocabolo zigano perché in realtà deriva dal termine caucasico “tzigan”.
  5. Quando è semplice in mezzo a due vocali semplici.
    • Esempi: azalea, azoto, ozono, nazareno.
    • Eccezioni (“z” aspra o sorda): nel vocabolo nazismo.