CORSO DI DIZIONE: PER CHI?

PER CHI?

Perché fare un corso di dizione?

Magari non abbiamo alcuna intenzione di diventare attori, oratori, politici o conferenzièri. A scuola andavamo abbastanza bene in italiano; perché mai dovremmo cambiare il nostro modo di parlare? Ecco: leggendo con attenzione queste poche pagine capirete che come curiamo il nostro abbigliamento, il nostro aspetto e ci dedichiamo all’esercizio fisico che abbiamo scelto, teniamo pulita la casa, ecc., dimentichiamo quasi del tutto di curare il nostro modo di parlare; eppure esso è uno dei biglietti da visita più importanti visto che la nostra comunicazione diretta si serve della vóce e delle parole.

Così, ci abbandoniamo a una pessima gestione del fiato, a cattive intonazioni, alle inflessioni dialettali; tutte cose che se, da una parte, costituiscono una delle nostre caratteristiche peculiari, dall’altra ci impediscono, a volte, di comunicare chiaramente, di dare il giusto sènso a ciò che vogliamo dire e di rèndere interessante quello di cui parliamo.

Ovviamente, imparare a parlare in modo corretto non significa negare le proprie caratteristiche e le proprie origini, al contrario vuol dire utilizzare al meglio le proprie potenzialità in questo campo, conservando eventualmente il parlare “naturale” per le comunicazioni più intime e personali.

Pensiamoci… Quante volte abbiamo provato fastidio per il modo di parlare di un politico o di un conferenzière perché riuscivano a rèndere barboso o irritante un discorso interessante?

Mi sembra impossibile che nessuno abbia mai pensato di realizzare libri di testo dotati di accènti per abituare il bambino a lèggere correttamente fin dai primi passi, alle elementari!

La nostra è una lingua molto complicata dal punto di vista grammaticale, ma anche dal punto di vista della pronuncia, perché, in realtà, al contrario di quanto di crede, non si legge precisamente nello stesso modo in cui è scritto!

Spesso, leggèndo un testo qualsiasi, andiamo a sènso, comprendiamo cioè il significato di una parola perché la colléghiamo al contesto nel quale è collocata.

Ma uno straniero che sta imparando la nostra lingua e si imbatte, per esempio, nella parola “ancora” deve decidere mentre sta leggendo quale significato attribuire a quella parola…

Sarèbbe sufficiènte collocare due accenti per risolvere il problema: ancóra, àncora.

E poi ci sono le “e” e le “o” aperte e chiuse, le “èsse” e le “zèta”, che molto spesso pronunciamo in modo errato!

La nostra lingua

Il nostro paese, l’Italia, ha una storia molto recènte.

L’unificazione rappresènta soprattutto un fatto politico partito dall’alto ché, spesso, non ha tenuto conto delle realtà sociali e delle culture locali.

Sicuramente a Milano non si parla la stessa lingua che si parla a Bari.

Le differènze sono evidènti non soltanto in merito alla pronuncia di determinate vocali o consonanti ma anche in merito alla costruzione della frase.

In determinate zone, cioè, si parla un dialetto che va più o meno ad influenzare l’uso della lingua italiana.

La lingua italiana, quella scélta da Dante, è il dialetto parlato in una zona abbastanza ristretta intorno a Firènze. Questo è l’italiano ufficiale. La nostra lingua, che nel Medioèvo èra definita “volgare”, deriva dal latino, ma non siamo qui per andare a scoprire le regole o per dare una spiegazione a certe pronunce. Questo è semplicemente un corso per imparare a esprimere in modo corretto i nostri pensieri e le nostre sensazioni, magari anche divertendoci.

Iniziamo…

Cominciamo, prendendo atto della nostra situazione di partènza per cercare di capire quali sono i nostri difetti.

La prima cosa che consiglio di fare, consiste nel lèggere il testo seguènte – nel modo in cui sai farlo – e, contemporaneamente, registrarlo per riascoltarlo in seguito con molta attenzione.

Riascoltandoti potrai verificare come utilizzi la vóce, come scandisci le varie parole, se mangi alcune sillabe, se ti manca il fiato, se usi normalmente intonazioni o cantilène e quali sono i tuoi difetti o gli errori abituali.

LETTURA DI PROVA

Ci sono una serie di particolari che possono contribuire a rèndere gradevole all’ascolto una lettura.

Innanzitutto la chiarezza della comunicazione ché viène da parole bèn scandite e da una corretta articolazione della frase.

Il tono della voce che dovrà essere gradevolmente recepito dall’orecchio dell’uditore sènza diventare noioso o irritante.

Il ritmo che dovrà essere variato, con opportune pauše tra fraše e fraše, accelerandolo o rallentandolo a seconda dell’importanza che attribuiamo alla singola parola o concetto che stiamo leggendo.

Il volume della voce dovrà essere mantenuto il più possibile uniforme, cercando assolutamente di evitare quei cali che impediscono la comprensione di certe parole e quegli striduli salti in alto che non sono sicuramente gradevoli.

Infine, non meno importante, è il colore nella lettura, quel modo personale che ognuno di noi possiède – o impara – per ravvivare e rèndere attraente l’ascolto. Quindi, possiamo concludere che una corretta lettura è frutto di allenamento e di esercizio.

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Probabilmente avrai notato che, molto spesso, tèndi a spezzettare la frase in varie parti, come se avessi sostituito le virgole con dei punti. Questo succède sicuramente perché non hai ancora dimestichezza con la gestione del testo, per mancanza di fiato e anche per un po’ di tensione.

Allora, immagina che, quando lèggi o quando parli, dalla tua bocca èsca un filo – una specie di filo bianco o giallo – che potrai tagliare soltanto alla fine della frase, quando troverai il punto.

Per fare questo dovrai apprèndere fin d’ora l’uso della pausa di sospensione; quando farai la pausa, cioè, la tua vóce non dovrà morire ma rimanere sospesa creando l’attesa del seguito: per fare questo immagina che la vocale, dópo la quale farai la pausa, sia seguita dalla lèttera t che naturalmente non dovrai pronunciare. Prova.

Ad esempio: Ci sono una serie di particolari-t.

Avrai riscontrato anche che ci sono parole difficili da pronunciare – perché sono lunghe, perché contèngono accostamenti di consonanti particolarmente complessi, ecc. – e che tendiamo a lèggerle velocemente rischiando di impaperarci.

Affrontale con giusto controllo e forza, rallentando il ritmo di lettura e percorrèndole sillaba per sillaba come se ci stessi rotolando sopra. Constaterai che, gestèndole in questo modo, anche le parole più complicate diverranno magicamente docili.

Qualche suggerimento:

  1. Non avere frétta: non esiste un metodo magico.
  2. Se ci tièni a riuscire, dovrai allenarti con assiduità: niènte è veramente imparato fino a che non diviène spontaneo.
  3. Puoi già cominciare a lavorare come hai fatto ora: devi cercare di familiarizzare con la tua voce. Parla registrati e ascoltati, leggi registrati e ascoltati. In questo modo comincerai a conoscere il tuo modo di parlare, ad mettere in evidenza i difetti e a correggerli.