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ESTRATTO DAL ROMANZO "La Voce di Maia"

«D’accordo. Possiamo dire che l’anima umana è la parte di Dio che si individua. Ed è molto grande. Possiamo paragonarla all’aria di tutta una casa. Nel regno di Dio esistono molte case. L’Anima di Dio è una, ma l’anima che possiamo chiamare ‘individuata’ abbraccia molti corpi fisici. Alcune delle forme fisiche contenute dall’anima stanno vivendo ora, altre hanno già vissuto e altre ancora vivranno in futuro. Ma il tempo non esiste. Le parti di noi che hanno vissuto nel passato possiamo chiamarle ‘vite precedenti’. Altre parti della nostra anima avvolgono forme che vivranno nel futuro. E altre ancora sono incarnate nei corpi che stanno vivendo ora.
«Vuoi dire che ci sono tante persone che fanno parte della stessa anima?! Che sono contenute dalla stessa anima?!»
«Sì, è proprio così.»
«E se queste persone dovessero incontrarsi, si riconoscerebbero, sentirebbero di far parte della stessa anima?»
«Se incontriamo una parte della nostra anima forse sentiremo una certa affinità, o probabilmente avvertiremo che ci siamo conosciuti in un’altra vita. E abbiamo ragione: abbiamo trascorso una vita insieme, nel passato, nello stesso corpo o in corpi diversi. Però, può anche accadere che questo non sia successo nel passato ma avverrà nel futuro.»
«E cosa vuol dire quando conosciamo una persona e ci sembra di averla già conosciuta?»
«Di solito vuol dire che abbiamo trascorso del tempo insieme nello stesso corpo, mentre ora siamo individualizzati in due parti diverse della nostra anima. Altre volte può significare che abbiamo vissuto nello stesso tempo, ma in due corpi diversi. Forse eravamo madre e figlio, fratello e sorella o marito e moglie.»

La Voce di Maia - romanzo

«D’accordo! Una volta esisteva Dio, perché Dio è sempre esistito dall’inizio dei tempi. Ed era l’unica cosa che esisteva. In Lui c’erano tutto l’amore, la luce, la gioia e la pace che potevano esistere. In effetti, l’amore è tutto ciò che esiste. E Dio era felice. Vedi, Lui era consapevole di essere Tutto Ciò Che C’era, però la Sua consapevolezza era solo a livello concettuale. Quindi, un giorno Dio decise che doveva sperimentare. Voleva sperimentare cosa si provava a essere tanto meravigliosi. Così Dio si divise: esplose dall’interno, e diventò in un istante glorioso ‘quello che è questo e quello che è quello’. Per la prima volta questo e quello esistevano separati e in modo contemporaneo. E così nacquero il mondo fisico in cui noi viviamo e anche i Suoi spiriti figli, che siamo noi. Così cominciarono a esistere il qui e il là, e anche quello che non è né qui né là. Qualsiasi parte di Dio era inevitabilmente di meno del Tutto, e qualunque parte poteva voltarsi indietro a guardare il resto di sé e vedere la bellezza.»
«Quindi noi siamo delle parti di Dio?!»
«Sì, ciascuno di noi è una parte di Dio, fatta a immagine e somiglianza di Dio, cioè con lo stesso potere di creare che appartiene a Dio come un Tutto.»
«Ma se è così, allora perché non lo ricordiamo?»
«Perché dimenticare fa parte del processo. Poiché, se così non fosse, la nostra esistenza come anime incarnate non avrebbe alcun senso. Attraverso di noi Dio fa esperienza.»

La Voce di Maia - romanzo

«Un'altra cosa che devi sapere è che il tempo non esiste. Il tempo ha cominciato a esistere quando Dio ha creato la relatività e il mondo fisico così come lo vediamo noi adesso. Ma nel regno dell’assoluto, cioè nel regno di Dio, dove tutte le anime fanno ritorno, il tempo non esiste. Esiste un unico momento, l’eterno adesso.»
«Mamma, com’è Dio? Tu lo hai visto?»
«Dio è l’energia universale, l’amore assoluto. L’inizio e la fine.»
«Sì, questo lo so, ma che faccia ha?»
«Tutte e nessuna. Dio può assumere qualsiasi forma, perché è onnipotente. Lui è il creatore per eccellenza.»
«Quindi, non ha nessun aspetto con cui noi possiamo riconoscerlo?»
«Puoi riconoscere Dio nella luce e nell’amore. E potresti darGli anche un volto, come hanno fatto in molti, in passato. Ma non pensare che quello sia l’unico! Dio è ovunque. È Tutto Ciò Che È. E anche Ciò Che Non È. Perché è il Visibile e l’Invisibile.»
«Come ci ha creati?... E tu come fai a sapere tutte queste cose?»
«Ho parlato con Lui, prima di scegliere di tornare da te!»
«Davvero?!» Angy domanda incredula. «E come ci ha creati, e perché?»
«Questa è una bella domanda. Sei pronta ad ascoltare la risposta?»
«Prontissima!»

La Voce di Maia

ESTRATTO DAL ROMANZO "La Voce di Maia" di Angelica Laterza

«Volevo dirti che mia madre è viva ed è sempre con me, anzi, con noi, anche se in una forma diversa. Mi ha assicurato che rimarrà qui fino a quando io avrò bisogno di lei. E io le credo. Ha voluto che ti dicessi che non devi essere gelosa, che lei non ti intralcerà in alcun modo, perché è felice che tu e mio padre vi siate ritrovati dopo tanto tempo.»
Maia è arrossita. Si sente confusa. Contempla Angy, e sa di avere davanti una bambina di soli dieci anni. Tuttavia, quando ascolta la voce di lei sicura e calma, è come se fosse proiettata in un altro mondo, in una realtà alternativa dove tutto può succedere.
«Mamma dice che la sua presenza qui è uno dei modi in cui Dio comunica con noi. La prima volta che mi è apparsa, quasi un anno fa, io pensavo che me la stessi immaginando, che fosse un’allucinazione prodotta dalla mia mente, dal mio bisogno di lei. E invece lei mi ha parlato, e mi ha suggerito di dare ascolto ai miei sentimenti, perché i sentimenti sono il linguaggio dell’anima. Mi ha detto che se volevo sapere se quello che stavo vedendo era vero, dovevo prendere in considerazione ciò che sentivo. E io l’ho fatto. E lei da allora continua a tornare e a comunicare con me attraverso il pensiero. All’inizio avevo paura che le sue visite potessero finire, ma lei mi ha tranquillizzata dicendomi che non sarebbero finite fino a quando io avessi ringraziato Dio per quello che stava succedendo. Mi credi?»
«Sì, ti credo. Anche se faccio fatica a comprendere.»
«Lo so, non è facile. Ma tra non molto sarà tutto semplicemente naturale.»

La Voce di Maia - romanzo

   Allo sguardo attento di Maia, Alessandro sembra adesso come un uomo che si era trovato allora sull’orlo di un baratro. Però lui, invece di rimanere sul bordo di quel precipizio, prigioniero dei limiti di ciò che aveva sempre creduto possibile, aveva scelto di andare al di là, riappropriandosi così del proprio potere personale e trovando una nuova libertà.

“La Voce di Maia” di Angelica Laterza
 

La Voce di Maia

ESTRATTO DAL ROMANZO "La Voce di Maia"

Maia volta nuovamente il viso a guardarlo. «Cos’è la felicità per te?»
«La felicità è vivere ogni attimo pienamente. Essere sempre presente. Usare tutti i cinque sensi e anche uno in più: la consapevolezza.»
«Sinceramente, non avevo mai pensato alla felicità in questi termini. E da dove ti viene tutta questa conoscenza?»
«Dall’ascolto del mio cuore.»
Maia sorride. «E cosa ti dice adesso il tuo cuore?»
«Dice che è molto felice di essere qui con te. E il tuo cosa dice?»

LA VOCE DI MAIA

ESTRATTO DAL ROMANZO "La Voce di Maia" 

   «Possiamo essere tutti ipnotizzati?»
   «Sì. In realtà, io in passato pensavo che l’ipnosi non funzionasse con tutti. Ero convinta che non dovesse riuscire neanche con me. Poi mi sono ricreduta. Comunque, se ci pensi bene, molti nella vita di ogni giorno usano la tecnica dell’ipnosi consapevolmente o inconsapevolmente: medici, illusionisti, venditori, pubblicitari. In effetti, la pubblicità è un ottimo esempio che ci fa capire come un determinato messaggio che arriva alla nostra mente ha un risultato poi sulle nostre azioni. I messaggi vengono ripetuti e a noi sembra di poter comprare qualsiasi cosa. I bambini, poi, sono più facilmente ipnotizzabili perché è loro abitudine passare dalla fantasia alla realtà, e hanno una immaginazione rigogliosa. La mamma stessa usa tecniche di distrazione, di rilassamento e di visualizzazione quando il bambino piange per un dolore, o semplicemente per farlo addormentare. Uno stato di ipnosi si vive anche quando si sperimenta la fase dell’innamoramento.»
   «Che cosa vuoi dire?»
   «Che quando una persona attraversa quella fase, riceve degli stimoli e una quantità di emozioni belle e intense che alla fine è portata ad amare anche chi non rientra affatto nei canoni del partner ideale! E anche questo è uno stato di ipnosi. Ci avevi mai pensato?»
   «In realtà, no. Ma capisco quello che vuoi dire.»
   «Alcuni autori definiscono l’ipnosi come ‘lo stato in cui la persona non è né sveglia né del tutto addormentata’. A me piace pensare invece che lo stato di trance o di ipnosi si verifichi quando si sogna a occhi aperti come per esempio quando si è completamente immersi nella visione di un film o nella trama di un libro, a tal punto da perdere la cognizione del tempo e della realtà che ci circonda. Erickson, uno dei più famosi ipnoterapisti e psichiatra fondatore dell’ipnosi moderna, sosteneva che l’ipnosi non è altro che una condizione naturale che si verifica spontaneamente in diversi momenti della vita quotidiana.»

La Voce di Maia

ESTRATTO DAL ROMANZO "La Voce di Maia"

Angy apre il cassetto del comodino e prende un quaderno a righi e una penna blu. «Va bene», dice.
«Allora, vuoi che continuiamo?»
«Sì, mi hai fatto diventare curiosa. Ma tu, come fai a sapere tutte queste cose che mi stai dicendo?»
«Le so perché, quando il mio cuore ha cessato di battere, la mia anima ha continuato a vivere, e ha incontrato Dio. E in quell'istante ho capito delle Verità che con la mia mente sulla terra non avrei mai potuto comprendere.»
«Comunque non è necessario ‘morire’ per conoscere Dio. Come ti ho detto, Lui comunica sempre con noi. Noi, d’altra parte, dobbiamo essere disponibili a tutto. Se vogliamo ascoltarLo, dobbiamo aprire gli occhi, le orecchie, e soprattutto il nostro cuore.»
«Mamma, tu hai detto che Dio comunica con pensieri, sentimenti e parole. Ma come facciamo a sapere quando questi pensieri, sentimenti e parole provengono da Lui o…?»
«Questa è una bella domanda! Hai ragione. A volte è difficile distinguere quali messaggi provengono da Dio, e quali invece da altre fonti. Perciò è importante che tu sappia che il messaggio di Dio è il nostro più alto pensiero, che è quello che contiene la Gioia; la più chiara delle parole, che è quella che contiene la Verità; e il più grande dei sentimenti, che è quello che noi chiamiamo Amore. Quindi, ricorda: Gioia, Verità e Amore.»
«Significa che dobbiamo essere sempre gioiosi, dobbiamo dire sempre la verità e dobbiamo amare tutti?»
«In un certo senso è così. Eppure, più che di un dovere si tratta di una scelta. Scegli di essere così.»
«E quando scelgo di dire la verità, e questa non fa piacere?... Manuela pensa che io mi stia inventando tutto.»
«E tu cosa pensi?»
«Io ti vedo, e ti ascolto. Ma non potrebbe essere solamente la mia immaginazione?... Voglio dire, un anno fa quando sei morta, mi mancavi terribilmente e…»
«Comprendo i tuoi dubbi. Ma, vedi, da una parte la tua amica può essere giustificata, poiché dovrebbe credere alle tue parole, invece tu stai vivendo in prima persona una straordinaria esperienza. E mentre le parole ci aiutano solo in parte a comprendere, l'esperienza e i sentimenti a proposito di una cosa rappresentano – come ti ho appena detto – quello che effettivamente e per intuito si conosce circa quella cosa. Quindi, come avrai capito, il più efficace messaggero è l’esperienza.»
«L’esperienza?!»
«Sì, esperienza intesa come conoscenza diretta, conoscenza pratica del mondo e della vita. La nostra anima, in realtà, concettualmente sa tutto, eppure ha bisogno di fare esperienza.»

 

Estratto dal romanzo "La Voce di Maia"

«I sentimenti sono il linguaggio dell’anima», ripete la bambina come incantata.
«Esatto! Perciò ti dico che se vuoi sapere quanto c’è di vero per te in qualcosa, devi prendere in considerazione quello che provi riguardo a quella determinata cosa.»
«In che senso?»
«Nel senso che la tua anima non si sbaglia mai. Devi solo saperla ascoltare. E, ascoltandola, comprenderai i tuoi sentimenti. Ma di questo non devi preoccuparti, perché tu lo stai già facendo.»
«Ehm… Hai detto che ci sono altri modi in cui Dio comunica con noi. Quali sono?»
«Dio comunica anche tramite il pensiero. E pensieri e sentimenti non sono la stessa cosa, anche se possono comparire nello stesso momento.»
«E come fa Dio a comunicare con il pensiero?»
«Lui ricorre a immagini e raffigurazioni. Quindi, i pensieri sono più efficaci delle parole.»
«Vuoi dire che mette nella nostra mente delle immagini?»
«Sì, Lui ci invia delle immagini. Poi, insieme ai sentimenti e ai pensieri, Dio usa l’esperienza. Solo quando sentimenti, pensieri ed esperienza non funzionano, Dio ricorre alle parole. Queste sono l’ultimo mezzo, poiché possono essere fraintese e male interpretate. In effetti, se ci pensi bene, le parole non sono altro che simboli, suoni che servono per esprimere sentimenti, pensieri ed esperienze.»
«Mamma…?»
«Sì?»
«Perché mi racconti tutte queste cose?»
«Perché adesso sei pronta per ascoltarle.»
«Ma io… non sono sicura di capire tutto quello che mi stai dicendo.»
«Di questo non devi preoccuparti. Ora ti è sufficiente ricordare. Puoi scriverle, se ti va. Poi, arriverà il momento in cui le comprenderai con la mente, e anche col cuore.»

 

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La Voce di Maia

INIZIATE A LEGGERE LE PRIME 50 PAGINE DEL ROMANZO

“La Voce di Maia” DI ANGELICA LATERZA.

E BUONA LETTURA…

UN ROMANZO SPIRITUALE IN CUI MENTE, CUORE E ANIMA SI INCONTRANO E SI FONDONO…

La Voce di Maia

Estratto dal romanzo "La Voce di Maia"

«Maia, dove sei adesso?»
Maia non risponde. Riposa.
Dopo diversi minuti, la dottoressa riprova. «Maia, riesci a vedere dove sei?»
Maia, con gli occhi chiusi, volta leggermente la testa prima a destra e poi a sinistra, come se stesse osservando qualcosa. I respiri si fanno più intensi, come se stesse annusando un profumo. «Sì… è molto bello qui.» La voce della ragazza è tranquilla, sembra felice, ancora una volta infantile.
Flora, accanto a Maia dall’altra parte del lettino, la osserva attentamente.
«Vuoi dirmi dove ti trovi?» La dottoressa continua con una voce gentile, ma sempre decisa.
«C’è un piccolo sentiero che si allunga al limitare di un bosco. Il bosco è molto bello, ricco di alberi e odoroso… Sento il profumo dei fiori… Sento che il bosco mi chiama.»
«Dimmi, perché sei là? C’è qualcuno con te?»
«Non vedo nessuno… Sono sola.»
«Che cosa provi?»
«Mi sento… un po’ triste.»
«Sai dirmi il perché?»
Maia tace per qualche secondo, poi risponde. «Costanza non è potuta venire. La sua mamma ha inventato una scusa per proibirle di giocare con me.»
«Chi è Costanza?»
«Costanza è la mia amica del cuore.»
«Le vuoi bene?»
Maia sorride. «Sì.» Volta la testa a destra e a sinistra.
«Che cosa c’è?»
«Sento come… una presenza.»
«Sta arrivando qualcuno?»
«No, sono sola. Ma è come se non lo fossi.»
«Che cosa vuoi dire?»
«Sento… una Voce che mi accompagna.»
«È una presenza visibile?»
«No. Ma sono sicura che c’è.»
«D’accordo… Sai in che paese abiti?»
«Abito in un piccolo villaggio, lungo il sentiero, vicino al bosco.»
«Come si chiama il villaggio, lo ricordi?»
«Si chiama… San Lorenzo.»
«Vivi da sola?»
«Vivo con mia madre, Maria.»
«E tuo padre dov’è?»
«Non c’è… Credo di non averlo mai conosciuto.»
«Mi sai dire in che anno sei?»
«Nel milleduecento… quarantaquattro, credo.»
«Quanti anni hai?»
«Ne ho dieci.»
«Come sei? Puoi vederti?»
«Sono di carnagione chiara, ho i capelli molto lunghi, castano scuro… Anche il mio vestito è lungo… Indosso dei sandali.»
«Ok! Adesso dimmi, Maia, che cosa stai facendo?»
La ragazza si agita sul lettino, come se qualcosa le avesse dato fastidio.
«Maia, che cosa stai facendo adesso?»
«Quello non è il mio nome!»
«D’accordo. Vuoi dirmi il tuo nome, per piacere?»
«Il mio nome è Maddalena.»
«Maddalena, e poi?»
«Biancofiore, Maddalena Biancofiore.»
Flora e Silvia si scambiano uno sguardo d’intesa.
«Maddalena, vuoi dirmi cosa stai facendo?»
«Sono entrata nel bosco. Sto cercando delle piante di valeriana e dei fiori di camomilla.»
«Perché? Cosa devi farci?»
«Sono per mia madre. Deve preparare un infuso.»
Maia, sul lettino, sorride. Poi, all’improvviso, il sorriso si trasforma in una smorfia di paura, lei lancia un grido stridulo e contemporaneamente si copre le orecchie.
«Cosa succede?», le chiede la dottoressa.
«Un lampo, un tuono! Sta arrivando un temporale… Comincia a piovere… Devo trovare subito un riparo se non voglio bagnarmi.»
Dopo aver respirato a fatica per qualche minuto, come se stesse realmente correndo e le mancasse il fiato, Maia rimane in silenzio per un po’ di tempo, rannicchiata su se stessa, come un bimbo nel grembo materno.
«Hai paura?», Silvia torna a domandare.
Maia comincia a rilassarsi, le gambe tornano a stendersi. «Prima sì. Adesso non più.»
«Perché? C’è qualcuno lì con te?»
«No, sì, c’è la Voce che mi parla. Mi ripete di non temere… che andrà tutto bene. E mi fa sentire protetta, al sicuro.»
«A chi appartiene quella Voce?»
«Non lo so. La sento nelle mie orecchie. Viene da dentro di me.»
«Può farti del male?»
«No! È una Voce amica.»
«La senti spesso?»
«La sento quando sono sola. E anche quando scrivo.»
«Che cosa scrivi?»
«I miei pensieri.»
«Chi ti ha insegnato a scrivere?»
«È stato lo zio Pietro.»
«Com’è lo zio Pietro?»
«Non so. Non lo vedo.»
«È buono con te?»
«Sì. Lo zio Pietro mi ha insegnato a scrivere già quando avevo sei anni.»
«Ti piace scrivere?»
«Sì. Qui nessuno lo sa fare. E così nessuno può leggere i miei pensieri.»
«D’accordo. Adesso che cosa stai facendo?»
«Il temporale è finito. Il cielo è ricomparso limpido. Devo tornare subito a casa. La Voce amica mi guida. Mia madre sarà preoccupata.»
«Bene! Ora io conterò da dieci a zero, e poi tu riaprirai gli occhi e ti sentirai perfettamente rilassata, piena di energia, e ricorderai tutto ciò che hai visto e sentito. Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno, zero.»
Maia apre gli occhi. Con calma torna al presente, e riconosce subito la stanza in cui si trova.

 

La Voce di Maia

ESTRATTO DAL ROMANZO "La Voce di Maia"

«Mamma, qualche minuto fa ho sentito Maia parlare con papà. Lei diceva che oggi pomeriggio ha scoperto che in un’altra vita si chiamava Maddalena. Che cosa voleva dire?... E cos’è la reincarnazione?»
Angy è a tu per tu con la mamma. È giunto il tempo del loro incontro.
«La reincarnazione è la possibilità che Dio ci ha dato di vivere più volte.»
«Vuoi dire che questa non è l’unica vita che vivrò?»
«Sicuramente no. E ti dirò anche che, pure se non lo ricordi, hai già vissuto molte altre volte.»
«Ma come è possibile?! È tutto vero?»
«Sì, è tutto vero.»
«Però ci hanno sempre insegnato che la vita è una sola. E che dobbiamo essere buoni, perché sennò Dio ci punisce!»
Jennifer sorride. «Dio non punisce nessuno. Quando Lui ci ha creati, non aveva intenzione di concederci una vita sola, perché sapeva che durante quella vita avremmo sicuramente commesso degli errori. E il Suo scopo non era, certo, quello di farceli scontare per l’eternità! Ha ideato così la reincarnazione. Perché lo scopo di Dio è creare e sperimentare Chi È attraverso di noi, una vita dopo l’altra.»
«Allora perché la maestra di religione non ci dice queste cose?»
«Perché probabilmente non le conosce, o meglio non le ricorda.»
«E perché non le conosce?»
«Vedi, gli esseri umani hanno molte religioni basate sulla paura, su un Dio che deve essere adorato e temuto. Con la paura le chiese hanno controllato per tanto tempo i loro seguaci. Li hanno convinti a confessare ai sacerdoti i loro peccati, pentendosi, e ad ascoltare la parola del Signore. Ancora adesso molte persone credono che Dio li manderà all’inferno. Ma tutto questo succede perché sono convinte che Lui sia come loro: spietato, egoista e vendicativo. È come se non riuscissero a credere di poter essere buone da sole, spinte da motivi interiori. E così hanno deciso di creare un Dio rabbioso e vendicativo per obbligarsi ad agire nel modo giusto.»
«Ho capito. Ma questo cosa ha a che fare con la reincarnazione?»
«Adesso ci arriviamo. La chiesa diceva che noi dovevamo comportarci bene, altrimenti ci aspettava l’inferno. Invece, quelli che sostenevano la reincarnazione, dicevano che potevamo vivere una vita, poi un altra e poi un'altra ancora. Facendo del nostro meglio potevamo anche sbagliare. E senza farci bloccare dalla paura potevamo andare avanti. La chiesa non poteva accettare una cosa del genere, e istituì il sacramento della confessione. In questo modo le persone avrebbero confessato i peccati, che sarebbero stati cancellati per sempre, e loro avrebbero avuto una nuova possibilità.»
«Allora la reincarnazione ci da nuove possibilità… E quindi è vero che Maia è stata Maddalena?! Ma tu come fai a sapere che tutto questo è reale? Dove l’hai imparato?»
«Dopo la mia morte sono andata a ‘scuola’, perché esistevano una quantità di cose che volevo conoscere. E lì c’erano come insegnanti le ‘anime vecchie’ che mi hanno insegnato che non avevo niente da imparare. Che tutto quello che dovevo fare era ricordare Chi e Cosa Sono realmente. Mi è stato spiegato che l’esperienza di Chi Sono l’avrei acquisita agendo: essendo Ciò Che Sono. Le anime che hanno già ricordato questa cosa prima di andare nell’aldilà, invece, possono cercare la gioia e sperimentare se stesse come qualunque cosa desiderino essere. Possono scegliere tra miliardi di aspetti di Dio, e sperimentarne uno. Alcune possono scegliere di tornare in una forma fisica per farlo. Tutto questo allo scopo di muoversi verso l’alto, fino a sperimentare l’unione con il Tutto, cioè con Dio.
«Quando l’anima, che è una parte di Dio, raggiunge la realizzazione finale, può decidere di ricominciare da capo, dimenticando tutto, per poterlo ricordare nuovamente, e ricreare se stessa. Così Dio continua a sperimentare Se stesso. Se non ci fosse la reincarnazione, e quindi senza la capacità di tornare in una forma fisica, l’anima dovrebbe cercare di raggiungere tutto ciò che desidera in un’unica vita: un piccolo frammento rispetto all’eternità. Quindi la reincarnazione è reale ed è perfetta.»
«Mamma, non credevo di poter imparare tutte queste cose!... Ti voglio tanto bene.»
«Ti amo anch’io, cara».

La Voce di Maia

Aveva già da un po’ compiuto 14 anni, ed era diventata un’affascinante giovane donna dalla capigliatura castana e con la pelle vellutata e candida. I ragazzi del villaggio la ammiravano furtivamente, quando credevano di non essere visti, da una finestra socchiusa o magari appollaiati sui rami di un grande albero, come, non molto tempo addietro, i loro padri avevano fatto con la madre di lei. Ma erano in pochi quelli che trovavano il coraggio di avvicinarla, e ancor meno coloro che le rivolgevano la parola. In fondo, Maddalena era la figlia della guaritrice. Per alcuni addirittura la figlia della ‘strega’! Colei che con i suoi ‘intrugli’, se avesse voluto, avrebbe potuto fare in modo che un uomo si innamorasse di lei, senza rendersi conto del sortilegio, per essere obbligato poi a sposarla! O magari, avrebbe potuto uccidere tutti gli abitanti del villaggio avvelenando di proposito l’acqua del ruscello! Se solo avesse voluto.
La ‘madrina’ di queste voci folli ma ben ordite era Anna: una donna robusta con il collo taurino e le mani pesanti che avevano il vizio di andare a sbattere di frequente sul viso della figlia. Una donna che fin dal primo momento in cui Maria aveva messo piede nel villaggio l’aveva scrutata negli occhi limpidi, e ciò che vi aveva trovato le era bastato per cominciare a odiarla con un risentimento che l’aveva consumata per anni. Perché Maria era bella, era libera, era pura. Perché era sufficiente un suo sguardo e le persone, a prescindere dal sesso, si lasciavano letteralmente incantare dal suo benefico influsso. E Anna aveva continuato a odiarla per tutti quegli anni, facendo circolare alcune voci infondate che avrebbero fatto rabbrividire chiunque. In compagnia di alcune sue sostenitrici, se ne era andata intenzionalmente in giro a fare supposizioni e congetture insinuando una pulce nelle orecchie di qualunque persona fosse venuta a suo contatto. «Sono certa che quella donna non è neanche sposata! Vive nel peccato! Sarà, sicuramente, stata cacciata dal suo villaggio e dalla casa paterna per via della bambina. Maddalena è indubbiamente la figlia del peccato. Quella Maria è una strega! E di conseguenza anche sua figlia è una strega! Dobbiamo stare attenti ché quando meno ce lo aspettiamo potrebbero farci qualche maleficio, e allora sarebbe troppo tardi per noi!»

La Voce di Maia

Nella casa di Alessandro, illuminata a tratti solo dai raggi lunari, è sceso il silenzio. Angy, nella sua cameretta, si è preparata per la notte, e ha tirato fuori, da un cassetto ben custodito nella sua scrivania che profuma di nuovo, un quaderno a righi. Sulla copertina, sotto l’immagine del sole che con i suoi raggi illumina un rigoglioso giardino, ha scritto con un pennarello blu a grandi caratteri: Dialoghi con la mamma.
«Mamma?» Angy, seduta sul letto, osserva Jennifer che è appena entrata nel suo campo visivo. La madre indossa un lungo vestito azzurro, e tutta la sua figura risplende di luce.
«Sì, cara?» La donna offre alla figlia un sorriso solare, e la contempla dolcemente, incoraggiandola a chiederle qualunque cosa. Ormai i loro dialoghi notturni vanno avanti, e la piccola Angy annota tutto con precisione quasi maniacale.
«Ti ricordi quando eravamo negli Stati Uniti e io frequentavo il catechismo e la maestra di religione ci aveva spiegato che esistono il paradiso, il purgatorio e l’inferno?»
«Sì, ricordo perfettamente. Rammento anche che mi chiedesti se la faccenda era veramente così. E io ti risposi quello che pensavo, e cioè che non esistessero come luoghi, ma come stati d’animo.»
«E adesso che cosa pensi?»
«Penso che avevo ragione. L’inferno, il purgatorio e il paradiso non sono dei ‘luoghi fisici’ bensì dei ‘luoghi interiori’ che una persona, quando muore, può sperimentare a seconda di quelli che erano i suoi pensieri al momento della morte.»
«Non capisco… Che cosa vuoi dire?»
«Che, in realtà, tutti andremo in paradiso, prima o poi. Vedi, l’inferno non è quello che noi pensiamo, ma è l’esperienza dell’esito peggiore delle nostre scelte, delle nostre decisioni e delle nostre creazioni. È la naturale conseguenza di ogni pensiero che nega Dio. È la sofferenza che proviamo a causa del nostro ‘modo sbagliato di pensare’. L’inferno è il contrario della gioia. È il sentirsi insoddisfatti. È il sapere Chi e Che Cosa Siamo, e non riuscire a sperimentarlo. È il non essere all’altezza. L’inferno non è il luogo che abbiamo immaginato, dove bruciamo tormentati da una fiamma inestinguibile. Quale sarebbe lo scopo di questa tortura? Anche se Dio concepisse il pensiero che noi non meritiamo il Paradiso, perché dovrebbe sottoporci a tali atroci sofferenze? Per vendetta, per punizione, per le nostre mancanze?... Non sarebbe più semplice se Dio si limitasse a liberarsi di noi? E, comunque, il negarci semplicemente la comunione con Lui in Paradiso non sarebbe già una giustizia, se è di un senso di giustizia che noi abbiamo bisogno?
«Non esiste una tale sofferenza fisica dopo la morte. Queste idee vengono da alcune teologie basate sulla paura. Tuttavia, esiste un’esperienza dell’anima talmente piena di infelicità, così inferiore al Tutto e a tal punto separata dalla più grande gioia di Dio che per la nostra anima costituirebbe l’inferno. Tuttavia Dio non ci manderà mai laggiù. Né farà in modo che quella esperienza ci sia imposta. Noi stessi, però, creiamo l’esperienza, ogni volta che separiamo il nostro Io dal più alto pensiero di noi. Ogni volta che neghiamo noi stessi. Ogni volta che respingiamo Chi e Che Cosa Siamo Veramente. Nonostante tutto, questa esperienza non è mai eterna, perché il piano di Dio non è quello che noi rimaniamo separati per sempre da Lui. E anche se noi negassimo Chi Siamo, Dio non lo farà mai. E fino a quando Dio possiederà la verità su di noi, questa verità finirà per prevalere, e per ricondurci a Lui.
«E, quindi, anche se l’inferno non esiste, una persona che è convinta della sua esistenza, e crede di avere fatto delle cose per le quali merita di andare all’inferno, allora farà quella esperienza.»
«Ma, quella esperienza durerà per sempre?» Angy ha una espressione preoccupata.
«No. Durerà fino a quando l’anima capirà che non è di alcun giovamento rimanere lì, e inizierà a produrre nuovi pensieri e si muoverà verso nuove esperienze.»

La Voce di Maia

«Mamma, mi racconti che cosa accade quando si muore?»
«In verità, accade la stessa cosa di quando siamo vivi: non smettiamo mai di creare. E non smettiamo mai di creare perché non moriamo.»
«Un momento, che cosa significa ‘non smettiamo mai di creare’ e ‘non moriamo’? E che cosa creiamo?!»
«Una cosa per volta!... Noi creiamo sempre la nostra esperienza. La nostra realtà è creata da noi, attraverso i nostri pensieri incontrollati e attraverso la coscienza collettiva.
«Questo è ancora più difficile!»
«Adesso mi spiego meglio. I pensieri incontrollati sono i pensieri che sono soliti dominare le nostre menti, dal mattino alla sera: quei pensieri che emergono in superficie, e che la maggior parte delle volte ci dominano, governano le nostre credenze e le nostre scelte. La coscienza collettiva, invece, non è altro che l’insieme dei pensieri di tutti. Un certo popolo ha determinati pensieri in base alla cultura del proprio paese, alla religione, alla storia ecc… Ogni popolo sulla terra ha un proprio bagaglio di usi, costumi, credenze. Mi segui?»
«Credo di sì.»
«Bene! Quindi, i nostri pensieri incontrollati vengono sperimentati da noi come realtà quando sono più forti della coscienza collettiva. Sperimentiamo, invece, come realtà la coscienza collettiva quando la accettiamo, la assimiliamo e la facciamo nostra.»
«Ma è sempre così?» La bambina è rimasta delusa. «Mi pare che siamo comunque delle vittime dei nostri pensieri incontrollati o dei pensieri degli altri!»
«In effetti può sembrare così, anzi, per la maggior parte delle persone che vivono sulla terra è proprio così. Perché non sono consapevoli del potere creatore dei loro pensieri. E, dal momento che passa del tempo tra un pensiero e la sua sperimentazione nella realtà, le persone sono portate a credere che le cose succedono a loro e non a causa loro. La buona notizia è che tutti abbiamo un’altra possibilità di scelta, che è quella di utilizzare la nostra coscienza creatrice in modo consapevole. Questo, però, è un po’ difficile quando l’anima è ancora nel corpo. Riescono a farlo solo le persone che hanno raggiunto un certo livello di consapevolezza.» 

La Voce di Maia

«Che cosa significa ‘essere consapevoli’?»

«Essere consapevoli significa essere a conoscenza, avere coscienza di qualcosa.»
«E nel nostro caso significa sapere come funziona la vita?»
«Sì, È proprio così.»
«Ho capito. Ma, adesso dimmi, che cosa intendi quando dici che non moriamo?»
«Intendo che non possiamo morire perché siamo la vita stessa. Al momento della morte del corpo noi continuiamo a vivere.»
«Mi vuoi raccontare come funziona tutto questo?... E cosa pensano le persone quando muoiono?»
«Vedi, molte persone muoiono e non se ne rendono conto, poiché non hanno l’esperienza di essere morte. Si sentono vive (perché lo sono) e all’inizio sono molto confuse. Il loro corpo è immobile e freddo, la loro anima, invece, si muove ovunque.»
«Anche a te è successa questa cosa?»
«Sì. Avevo l’esperienza di fluttuare sopra il mio corpo, e appena ho desiderato di vedere qualcosa, il mio desiderio si è immediatamente realizzato. Mi domandavo perché il mio corpo fosse immobile. Potevo fluttuare sopra di esso, e osservarlo. Ero molto curiosa. Poi, qualcuno è entrato nella stanza e subito la mia anima si è chiesta chi era. Così si è ritrovata immediatamente accanto a quella persona. E quella persona era tuo padre. Sentivo che ero dispiaciuta per lui, per te. Ma allo stesso tempo ero felice, perché ero consapevole di essere viva. In pochissimo tempo ho imparato che potevo andare ovunque con la velocità del pensiero. E così ho pensato a te, e mi sono ritrovata al tuo fianco. Tu stavi a scuola, ed eri impegnata in un compito di matematica.» Jennifer si interrompe qualche secondo notando che Angy ha le lacrime agli occhi. «È così che succede tutt’ora. All’inizio ci mettevo un po’, e me ne andavo in giro ogni volta che pensavo a qualcosa. In seguito ho imparato che potevo essere in più luoghi allo stesso tempo, vivendo in quei luoghi senza difficoltà. E quando avevo voglia di tornare in un solo posto, bastava che lo pensassi. Così ho capito quello che non avrei mai immaginato quando ero ancora nel corpo, e che sarebbe meraviglioso che anche tu comprendessi. E cioè che per ogni effetto c’è una causa, ogni effetto è creato dal pensiero, e l’intenzione crea la manifestazione. Voglio dire che tutto quello che ‘compare’ (di cui facciamo esperienza) nella nostra realtà l’abbiamo creato noi con i nostri pensieri e con il desiderio.»
«Stai dicendo che questo non succede solo quando moriamo, voglio dire… quando l’anima lascia il corpo? Che il pensiero crea le cose?!»

 

La Voce di Maia

«Sì, il pensiero crea l’esperienza che si manifesta nella nostra realtà. C’è una sola differenza, e consiste nella velocità con cui sperimentiamo il risultato. Vedi, quando lasciamo il corpo, scoprire la connessione istantanea tra pensiero e creazione è una grande sorpresa prima scioccante, poi sempre più piacevole, a mano a mano che ricordiamo di essere la causa, e non il risultato, nella creazione della nostra esperienza. Durante la vita nel corpo, tra il pensiero e l’esperienza ci passa una quantità di tempo che possono essere giorni, mesi o addirittura anni. Nel regno dello spirito, invece, i risultati sono istantanei. Per questo le anime che hanno appena lasciato il corpo imparano a fare molta attenzione a quello che pensano, perché tutto si trasforma in realtà.»
«Quindi tu pensi, e arrivi da me all’istante?!»
«Certo. E il fatto che tu mi veda è un dono.»
«Tu hai detto che il fatto di pensare e creare è uguale anche per noi che siamo ancora sulla terra. Ma se ci vuole tanto tempo, come facciamo a sapere che è stato il nostro pensiero a produrre quella determinata cosa? Magari non ci ricordiamo neanche che abbiamo avuto quel pensiero.»
«Infatti, come ti ho spiegato prima, succede proprio così. Le persone creano inconsapevolmente. Però se le anime che si sono incarnate in un corpo imparassero a controllare i loro pensieri come fanno le anime spiritualizzate, la loro vita cambierebbe totalmente.»
«Ma come si possono controllare i pensieri?»
«Con la preghiera.»
«La preghiera?!... Vuoi dire il ‘Padre Nostro’?»
«Anche, ma non solo. Il controllo del pensiero è la forma più alta di preghiera. Tu pensa soltanto a cose buone e giuste, e non sostare nei pensieri oscuri e negativi. Anche nei momenti in cui ti senti persa, sola, o semplicemente triste, anzi, soprattutto in quei momenti, devi vedere solo la perfezione, devi esprimere gratitudine, e devi immaginare soltanto la manifestazione della perfezione che sceglierai dopo. Così troverai la tranquillità, la pace e la gioia.»
«Ma non può essere tutto così semplice!... Se tutti riuscissimo a mantenere solo i pensieri positivi e ad allontanare quelli negativi, saremmo sempre felici! Invece non è per niente così. Come può avere pensieri positivi un bambino che ha perso la madre?!»
«Capisco quello che vuoi dire. Ma nell’universo nulla succede per caso, e non esistono le coincidenze. Vedi, all’anima non interessa quello che vogliono il corpo o la mente. Quando l’anima crede che restare non abbia alcuna utilità, che non c’è modo per lei di potersi evolvere per mezzo di quel corpo, allora niente la potrà fermare.»
«Io, questo, non lo capirò mai!»
«Va bene. Pensiamo al lato positivo della faccenda: io non sono morta, e tu mi vedi e mi parli. Ti sembra tanto brutto questo?»
«No, ma…»
«Allora ringrazia.»
«Va bene, ringrazio: grazie. Grazie. Grazie.»
«Brava! Adesso dimmi, come ti senti?»
«Mi sento felice!»
«È così che devi sentirti. Ma non si tratta di un dovere. Scegli di sentirti così. Sempre».