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La Voce di Maia

Maia, proprietaria di un negozio di libri, conosce Saverio, insegnante di storia e giornalista nel tempo libero che, entrato in possesso della copia di un diario scritto da una giovane donna: Maddalena, vissuta tra il 1234 e il 1251, che tanto assomiglia a Maia, decide di sottoporla a quest'ultima. Maia comincia a leggere il diario di Maddalena, e strani sogni la conducono in un lontano passato, all’epoca del ritiro dell’imperatore Federico II di Svevia a Castel del Monte. Maia, Alessandro: un suo caro amico che dopo 12 anni di assenza ha fatto ritorno in città con una figlia, Flora, laureata in psicologia e dedita alla psicoterapia, e Saverio decidono così di visitare Castel del Monte. In quel luogo, Maia ha delle strane visioni. E comincia a ricordare…

I sogni diventano sempre più frequenti, e la ragazza, sottoponendosi a ipnoterapia, cerca di capire cosa le sta succedendo. Scopre così, con meraviglia, curiosità e timore, che ha vissuto altre vite, e tra queste anche quella di Maddalena nel Medioevo. Angy, la figlia di Alessandro, comunica con la mamma morta: Jennifer. Jennifer spiega alla figlia il significato dell’esistenza e dell’amore. Le parla di Dio, dell’anima e della vita dopo la morte. Intanto Maia, nei sogni, vive la vita incredibile e tumultuosa di Maddalena. E sempre più provata da questi vividi sogni, accetta la proposta di Alessandro di trascorrere con lui e la figlia alcuni giorni in California. Lì conosce Brenda, la nonna di Angy. Quella donna le parla dell’amore e dei suoi poteri. Le racconta che noi siamo tutti Uno e le spiega il suo metodo di guarigione. Le rivela che parla con Dio, e che ogni persona può farlo, se si mette in ascolto. Maia vive in sogno gli ultimi istanti di Maddalena. Per Maia adesso è tutto chiaro. Ora è certa che il puzzle sia completo, e dal momento che ha vissuto la morte di Maddalena, non ha più paura di nulla, perché sa che la sua anima continuerà a vivere in eterno. Saverio “ossessionato” da Maddalena, decide di sottoporsi anche lui a ipnoterapia per capire che ruolo ha avuto nella vita di lei. E durante la seduta, scopre ciò che Maia ha già ricordato…

La Voce di Maia

Iniziate a leggere le prime 50 pagine del romanzo "La Voce di Maia" di Angelica Laterza. E buona lettura...
Un romanzo spirituale in cui mente, cuore e anima si incontrano e si fondono...

LA VOCE DI MAIA

PROLOGO


 

Non avere paura del buio,
ti aiuterà a ritrovare la luce.


 

IL SOGNO…

Un senso opprimente di impotenza, di solitudine e di gelo al contempo le contorce lo stomaco. Una sensazione che la priva di tutta la sua innata energia. Maia si sforza di ricordare quale sia la giusta direzione, ma non ci riesce. Cammina da circa un’ora ormai, come un automa, un piede dopo l’altro sul manto oscuro del bosco centenario. Il tiepido sole primaverile è quasi tramontato del tutto, portandosi via anche quella flebile luce che prima penetrava attraverso i folti rami degli alberi sempreverdi.
   All’improvviso Maia si ferma. Si guarda attorno: tutto sta cominciando, pian piano, a tacere. E poi, silenzio assoluto per alcuni, lunghissimi, istanti. Una quiete che è la fine di qualcosa: dell’insieme dei suoni che poco prima armonizzavano il creato. Una momentanea interruzione che è solo il preludio di qualcos’altro. Un silenzio, che pare ancora più angosciante della notte che a breve sopraggiungerà.
   Un fremito prolungato e intenso le percorre il corpo dalla testa ai piedi. I pensieri più insensati cominciano a visitare la sua mente. Iniziano a susseguirsi immagini di serpenti, ragni e pipistrelli. Maia comincia ad avvertire un principio di panico. Ha la travolgente sensazione che da un momento all’altro una mano invisibile si poggerà sulla sua spalla. Poi, all’improvviso, un rumore di foglie rimosse alle sue spalle la fa sobbalzare, e induce il suo cuore a risvegliarsi. La ragazza comincia ad avere un vago ricordo di essersi sentita così sola un’altra volta, di essere già stata abbandonata in passato. Si guarda attorno senza vedere nulla, a parte l’oscurità che come un mantello la circonda. Percepisce un’onda di paura che nasce dal centro del suo ventre e si espande in tutto il corpo. Avverte il bisogno impellente di mettersi a correre, più veloce del vento, più veloce del tempo. Nel buio della notte, Maia si muove rapidamente. Le pare che mille occhi si accendano nell’oscurità. Inciampa, cade, si rialza. Rami che le sembrano artigli feroci afferrano il suo vestito. E la ragazza continua a correre, inseguita dalle immagini dei serpenti, dei ragni, dei pipistrelli e dei fantasmi della sua infanzia che seguitano a comparirle di fronte. È troppo terrorizzata per mantenere il controllo. «Voglio andarmene di qui!», grida. Ma è sola nel bosco con i suoi arcani rumori. Le mancano le forze, si sente spossata. Eppure non sviene. Non è mai svenuta da che ricorda. Magari se avesse perso conoscenza sarebbe tutto scomparso. E invece il terrore è sempre più intenso. Ne sente quasi l’odore. Spossata, si ferma, col cuore in tumulto. C’è un albero davanti a lei: una possente quercia. E, scivolando lentamente con le spalle lungo il tronco robusto, si accovaccia ai suoi piedi respirando affannosamente. “Devo tranquillizzarmi”, pensa, mentre il suo cuore continua a galoppare. “Ho fede”, comincia a ripetersi nella mente. “Ho fede in Dio. Non so come spiegarlo, ma so che Lui è qui con me”. Comincia a recitare la preghiera che le è stata insegnata da piccola: «Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il Tuo nome…» E, immediatamente, inizia ad avvertire una Presenza amica. Comincia a capire che c’è una grande differenza tra il pericolo e la paura. Prega a lungo, senza fermarsi. E, sconfitta la paura, comincia a sentirsi più tranquilla. Non c’è un altro modo: o confida in Dio o cade nella disperazione. Continua a percepire la Presenza salvifica. “Devo credere in questa Presenza. Non so come spiegarla, ma so che esiste. E ho bisogno che stia con me tutta la notte, perché da sola non so come ritrovare la strada”.
   «Le tenebre sono solo una parte del giorno… le tenebre sono solo una parte del giorno», ripete come un mantra.
   Le tenebre hanno fatto in modo che lei confidasse in quella Presenza salvifica. Maia sente che deve avere piena fiducia in Lei. E questa fiducia si chiama fede. In nessun altro modo si può intendere la fede. La fede è esattamente quello che sta provando ora: un’immersione senza spiegazioni in quella notte oscura. La Presenza esiste solo perché Maia crede in lei. La fede assoluta non è altro che consapevolezza. Come i miracoli non hanno alcuna spiegazione, però si verificano perché qualcuno crede in loro, la Presenza è lì perché lei ci crede. La ragazza inizia ad avvertire la stanchezza di tante ore, e comincia a rilassarsi sempre di più, poiché si sente ogni minuto più protetta. Ha fede, e la fede non permette che il bosco sia popolato da serpenti, ragni, pipistrelli e fantasmi. E mentre i suoi pensieri con calma si spengono e una sensazione di calore comincia a pervaderla, riscaldandola completamente, senza rendersene conto, Maia si addormenta. Si addormenta nel mondo onirico e si risveglia in quello reale.
 

LA VOCE DI MAIA

ESTRATTO DAL ROMANZO "La Voce di Maia"

 

«Papà, il padre di Manuela ha ripreso conoscenza!» Angy irrompe rumorosamente a grandi passi nella sala da pranzo.
«È meraviglioso!», le risponde Alessandro, gioendo nel vedere il viso radioso della figlia.
«Sì, non era arrivato per la sua anima il momento di abbandonare il corpo. Adesso sarà tutto diverso per lui.»
Maia la guarda, sorpresa. «Che cosa vuoi dire?»
«Be’… c’era un uomo, nel paese in cui vivevo in California, che a causa di un incidente stradale era rimasto in coma per due anni. Quando si è risvegliato, sapeva di essere diverso da com’era stato prima dello sfortunato episodio. Era cambiato, e si domandava quante cose fossero cambiate durante la sua ‘assenza’. Spesso però, quando uno ‘se ne va’ e poi ‘torna’, il maggior dispiacere non lo danno le cose che sono cambiate, ma il fatto che altre siano rimaste uguali; come se uno non fosse ‘andato da nessuna parte’. L’uomo poteva osservare i bambini che giocavano ancora nel parco vicino casa sua, poteva ascoltare la musica che il giovedì pomeriggio proveniva dalla scuola elementare, e spiare la sua vicina di casa che aspettava sempre, nascosta dietro la tenda della finestra, il ritorno dei bambini da scuola, pronta a sgridarli se avessero calpestato i suoi adorati fiori. Tutto poteva anche essere uguale, ma lui era diverso e quindi niente sarebbe più stato come prima. Tante persone cambiano lentamente: sono quello che sono, e dopo un po' sono qualcun altro. Alcune conoscono il momento esatto in cui la loro vita è cambiata: l'incontro con la persona che inconsciamente hanno sempre cercato e che farà parte della loro vita, lo sguardo negli occhi del proprio figlio appena nato, un libro che hanno letto, o un film che hanno visto. Per altri invece non sono le cose belle la causa del cambiamento, ma le cose attraverso le quali sono passati che da quel momento fanno apparire loro tutto quello che vedono in modo diverso.»

 


 

La Voce di Maia

Estratto dal romanzo "La Voce di Maia"

La scorsa notte Maia ha fatto un sogno straordinario: era l’alba, e lei si librava leggera leggera nell’aria frizzante, ed era piena di gioia. Provava una pace, una felicità e un’estasi interiore che non aveva mai sperimentato prima di allora. Aveva la sensazione di essere un volatile e guardava il mondo dall’alto, come se nulla le importasse, come se niente la preoccupasse. Maia era semplicemente una osservatrice. Osservava senza giudicare. Osservava l’immensità del mare azzurro, il silenzio atavico delle montagne, il lungo corso dei fiumi che scendevano a valle, e anche le persone diverse che avanzavano ognuna per la propria strada: la strada che, consapevolmente o inconsapevolmente, si erano scelta. E a lei sembrava quasi di poter ascoltare il sussurro dei loro pensieri. Osservava senza giudicare, Maia. E avvertiva crescerle nel cuore un sentimento di piena gratitudine per quello che era così com’era. 

LA VOCE DI MAIA

ESTRATTO DAL ROMANZO "La Voce di Maia"

 

Maia comincia a sentirsi confusa, e non ne comprende il vero motivo, fino al momento in cui si trova faccia a faccia con quell’antico viso. E allo stesso tempo non riesce a staccare gli occhi dagli oggetti fotografati con cura: se ne sente fatalmente attratta. Le viene voglia di accarezzarli, di avvertirne la consistenza, di stringerli tra le mani, come preziose reliquie. E, in un attimo di razionalità, tornando all’istante presente, si domanda perché quell’uomo si è rivolto proprio a lei. Lentamente, sposta lo sguardo sul ritratto che sembra richiamarla, per condurla in un tempo lontano. Lo contempla per qualche secondo, immergendosi nei colori: una giovane donna di forse 16 anni è in piedi in una posa piuttosto rigida su uno sfondo beige. Indossa un abito blu cielo a maniche lunghe che quasi coprono le mani piccole; la veste si restringe sotto il seno, mettendolo in risalto, per poi pian piano allargarsi e allungarsi sul pavimento di pietra; un’ampia scollatura che circonda il lungo collo diafano è adornata da una stoffa finemente lavorata con ricami candidi e luccicanti. Non è bellissima, la donna. Ha il volto latteo, quasi trasparente e gli occhi e i capelli castani. Tuttavia pare emanare un fascino inconsueto e misterioso. Le labbra sembrano accennare un sorriso, e Maia, inaspettatamente incantata, comincia a sentirsi in sintonia con quella creatura, e carezza istintivamente, quasi senza accorgersene, la foto con le mani. Poi, torna a rivolgere lo sguardo a Saverio. «È la ragazza che ha scritto il diario?»


 

LA VOCE DI MAIA

ESTRATTO DAL ROMANZO "La Voce di Maia"

 

«Mia madre viene ogni sera a trovarmi, e mi parla. Mi dice tante cose. Alcune riesco a capirle, perché sono semplici osservazioni sulla mia vita e su quella di papà. Altre le comprendo solo nel momento in cui me le rivela, perché quando lei scompare e io resto sola, rimane solo il suono delle sue parole nella mia mente. Altre ancora le capisco soltanto dopo, quando succede qualcosa che mi fa pensare a esse. Ho deciso di scrivere quelle parole, così posso andare a rileggerle e posso ricordarle sempre.»
«Sono felice che tu mi dica queste cose, ma…»
«Te le dico perché se hai deciso di far parte della nostra famiglia, le devi sapere. Hai deciso di far parte della nostra famiglia, vero?»
«Mi piacerebbe molto. Però ancora…»
«Lo so, lo so, hai conosciuto papà tanto tempo fa, e devi tornare a ricordare come si fa a volergli bene.»

LA VOCE DI MAIA

ESTRATTO DAL ROMANZO "La Voce di Maia"

 

... Allo sguardo attento di Maia, Alessandro sembra adesso come un uomo che si era trovato allora sull’orlo di un baratro. Però lui, invece di rimanere sul bordo di quel precipizio, prigioniero dei limiti di ciò che aveva sempre creduto possibile, aveva scelto di andare al di là, riappropriandosi così del proprio potere personale e trovando una nuova libertà.

LA VOCE DI MAIA

ESTRATTO DAL ROMANZO "La Voce di Maia"

 

«Mamma dice che la sua presenza qui è uno dei modi in cui Dio comunica con noi. La prima volta che mi è apparsa, quasi un anno fa, io pensavo che me la stessi immaginando, che fosse un’allucinazione prodotta dalla mia mente, dal mio bisogno di lei. E invece lei mi ha parlato, e mi ha suggerito di dare ascolto ai miei sentimenti, perché i sentimenti sono il linguaggio dell’anima. Mi ha detto che se volevo sapere se quello che stavo vedendo era vero, dovevo prendere in considerazione ciò che sentivo. E io l’ho fatto. E lei da allora continua a tornare e a comunicare con me attraverso il pensiero. All’inizio avevo paura che le sue visite potessero finire, ma lei mi ha tranquillizzata dicendomi che non sarebbero finite fino a quando io avessi ringraziato Dio per quello che stava succedendo. Mi credi?»
«Sì, ti credo. Anche se faccio fatica a comprendere.»
«Lo so, non è facile. Ma tra non molto sarà tutto semplicemente naturale.»

LA VOCE DI MAIA

ESTRATTO DAL ROMANZO "La Voce di Maia"

 

20 Aprile 1244
Eccomi qui, in questo luogo meraviglioso e magico: un bosco straordinario che, nel silenzio, mi sussurra parole di pace. Sono venuta a cercare le erbe curative per mia madre che poi preparerà come al suo solito tisane, polveri, estratti per la gente del villaggio. La primavera è il momento più propizio per raccoglierle… Non posso fare a meno di fermarmi e sedere ai piedi di questa annosa quercia dai rami robusti e forti e dalle foglie verdi e brillanti, e di scrivere. Mia madre dice che non dovrei farlo, però io non provo neanche a immaginare come sarebbe la mia vita senza annotare i miei pensieri e i miei sentimenti più intimi. Ringrazio ogni giorno lo zio Pietro che mi ha insegnato a leggere e a scrivere.
La natura mi parla con il suo meraviglioso linguaggio: Il vento che mi accarezza dolcemente il viso e i capelli, i piccoli scoiattoli che si nascondono incuriositi tra il fogliame, il sole che insinua i suoi raggi luminosi tra i rami che si allungano verso il cielo, il rumore del ruscello che in lontananza salta tra le pietre del suo letto dopo le piogge invernali, la terra che sprigiona un aroma intenso di humus e muschio… Una leggera nebbia che sfuma i contorni di tutta questa realtà.
A volte, solo quando sento la pace avvolgere del tutto il mio corpo e la mia mente, posso avvertire con chiarezza una Voce che mi sostiene e mi guida. Non so di chi sia, né da dove provenga. E non posso parlarne con nessuno, soprattutto dopo quello che è successo…
Non possiamo parlare… Non possiamo pensare…

 

LA VOCE DI MAIA

ESTRATTO DAL ROMANZO "La Voce di Maia"

 

«Madre, per piacere!», Costanza implorava, non voleva essere obbligata a dire qualcosa che non desiderava.
«Smettila di lamentarti e racconta cosa hai detto a me!... Perché Maddalena era tanto sicura che non vi sareste perse?»
Costanza abbassò gli occhi lacrimosi, rassegnata, e parlò con voce fioca. «Perché Maddalena sente una voce che la aiuta quando si trova in difficoltà.»
Le pupille di Anna erano tornate nuovamente a puntare quelle di Maria in segno di sfida. La donna aveva finalmente trovato quello che riteneva il giusto pretesto per accusare la forestiera di qualcosa. «E così vostra figlia sente le voci!», aveva sentenziato, «Che cos’è questa diavoleria?!»
«Che cosa volete che vi dica», replicò Maria sostenendo lo sguardo di lei e cercando di sdrammatizzare la situazione con un comprensivo sorriso. «Sono solo giochi di bambine. Le bambine a questa età hanno una fervida immaginazione.»
«Non credo si tratti solo di immaginazione. Però possiamo chiederlo direttamente a Maddalena, non credete?» Anna spostò il volto eccitato in direzione della piccola.
Maddalena avvertì il viso tornarle di fuoco.
«Allora, ragazzina, come stanno le cose?... Senti davvero le voci?»

LA VOCE DI MAIA

ESTRATTO DAL ROMANZO  "La Voce di Maia"

 

«Adesso puoi confidarmi il tuo segreto?» Costanza ci aveva impiegato qualche secondo per riprendersi dalla fuoriuscita del liquido vitale che le aveva annebbiato la mente, e da quella promessa che le sembrava più una pericolosa sentenza che un accordo tra due amiche.
«Sì, ora posso dirtelo. Io, quando vengo qua, non sono mai sola.»
«Sì, questo me lo avevi già detto: gli uccellini, gli animaletti…»
«No, non alludevo a loro! Parlavo della Voce.» Maia avvicinò la bocca all’orecchio di Costanza mentre proferiva quell’ultima parola.
«La Voce?!... Quale Voce?» Costanza cominciò a guardarsi attorno, tendendo le orecchie per qualche secondo, spaventata. «Io non sento niente, a parte il rumore del vento e il cinguettio degli uccellini.»
«Non credo che tu possa sentirla: la sento solo io, quando faccio silenzio.»
«E che cosa ti dice questa Voce? Non hai paura?»
«No. Non ho paura, perché è come un’amica per me. Mi guida quando ne ho bisogno. Qualche settimana fa, mentre raccoglievo dei fiori, mi sono persa nel bosco e…»
«Ma come, non avevi detto che lo conoscevi bene?!»
«Sì, adesso sì. Ma questo grazie alla Voce che mi ha guidata quel giorno.»
«Quale giorno?!... Ti sei persa nel bosco?!... E poi come…?»

 

La Voce di Maia

ESTRATTO DAL ROMANZO  "La Voce di Maia"

«Non riuscivo più a ricordare dove fosse l’uscita. Ovunque guardassi vedevo solo alberi. Non avevo preso alcun punto di riferimento, e ho cominciato ad avere davvero paura perché il sole iniziava a tramontare, e allora, stanca dopo aver girato in tondo per diverso tempo, mi sono seduta qui, ai piedi di questa vecchia quercia.» La bambina guardò l’albero con rispetto, dal basso verso l’alto, e l’amica fece altrettanto imitandola. «Ho chiuso gli occhi per un attimo e le ho chiesto aiuto. Sono rimasta in silenzio ad ascoltare tutti i rumori del bosco, e dopo qualche minuto la Voce mi ha risposto che non avrei dovuto preoccuparmi, che mi avrebbe guidata lei verso l’uscita. Io mi sono spaventata e ho riaperto gli occhi per vedere a chi apparteneva, ma non c’era nessuno lì attorno. Così ho richiuso gli occhi, e ho potuto sentire nuovamente la Voce che mi esortava a camminare, seguendo un sentiero immaginario che si stendeva davanti a me; che mi diceva che a un certo punto avrei trovato alla mia sinistra un albero il cui tronco una notte era stato squarciato in due da un fulmine, e alla mia destra avrei potuto ascoltare il rumore delle acque di un ruscello; e che mi spiegava che mantenendo sempre quel cammino, prima che il sole tramontasse del tutto, sarei uscita allo scoperto. E così è stato.»

La Voce di Maia

«E dov’è andato?»
«Mi ha solo detto di aver girato un po’ il mondo. E che mi racconterà tutto, se vorrò ascoltarlo.»
«Ha lasciato ogni cosa, compresa l’università, per andarsene a spasso per il mondo?!»
«Proprio così.»
«E ora è di nuovo qui.»
«Sì, è tornato solo un paio di settimane fa. Mi ha detto che ha deciso di stabilirsi definitivamente a Martina, perché ha ricordato quello che doveva ricordare e ha trovato ciò che stava cercando.»

La Voce di Maia

«Tu pensi che la psicoterapia possa far cambiare le persone?»
«Io penso che la psicoterapia sia in grado di far cambiare la prospettiva alle persone. Ho assistito ad alcuni cambiamenti impensabili, quando ero a Roma. Tuttavia, sinceramente, non credo che da sola la psicoterapia sia in grado di aiutare un essere umano che convive con delle ferite interiori.»
«Che cosa vuoi dire?»
«Che la persona in questione deve essere convinta di voler guarire.»
«Perché, tu pensi che chi si rivolge a uno specialista non voglia guarire?»
«Certo, andare da uno psicologo, dopo aver capito di aver bisogno di aiuto, è il primo passo, ma poi è necessario lavorare molto su se stessi. La maggior parte delle volte sono proprio le convinzioni ‘sbagliate’ o limitanti che ci hanno trasmesso i genitori, la religione, la società, e che ci portiamo dentro da sempre, che ci bloccano e non ci consentono di andare avanti. Allora, è necessario raggiungere un livello di consapevolezza tale che ci permetta di vedere le cose in modo diverso.»
«E tu ci sei riuscita?»
«Sono sempre in cammino, ma credo si essere sulla buona strada».

La Voce di Maia

Gentile sig.ra Acquaviva,
sono entrato in possesso di un vecchio manoscritto risalente alla prima metà del milleduecento. Ho saputo da altre fonti che lei tratta anche questo genere di testi, per cui mi chiedevo se fosse interessata. Si tratta di un diario scritto da una ragazza che, alla sua ultima pagina, aveva circa 17 anni.
In caso affermativo, risponda a questa mail, e io la raggiungerò subito.
Cordiali saluti.
Saverio Latorre

Maia rilegge il messaggio, e digita che dovrebbe visionare il manoscritto per accertarsi di cosa si tratta e che, quindi, aspetta il suo detentore.
Non era una cosa tanto anomala che qualcuno le consegnasse strani manoscritti e lettere provenienti dal passato. Era stata lei stessa a voler continuare a promuovere l’antica passione di Giuseppe. Così nel suo negozio c’era ancora un piccolo spazio dedicato ad antichi scritti, che venivano ritrovati e che, invece di essere cestinati, erano ceduti a lei in cambio di pochi spiccioli. Pertanto Maia si era ritrovata per le mani pagine di diario scritte da ragazze colte vissute alla fine del milleottocento e agli inizi del millenovecento, da giovani maltrattate o costrette a sposarsi senza essere innamorate, soltanto per soddisfare gli interessi delle famiglie, o semplicemente da donne scontente e insoddisfatte. Il più delle volte queste pagine venivano ritrovate sotto mattoni, o in alcune nicchie dove erano state accuratamente nascoste per chissà quanto tempo, fino a quando qualcuno, avendo acquistato la proprietà, decideva di ristrutturarla, e a volte saltavano fuori gli oggetti più bizzarri, tra i quali anche vecchi diari, antichi dipinti, o solo schizzi di disegni realizzati a carboncino. Non era mai successo, però, che qualcuno la contattasse per questo tramite e-mail e per qualcosa che risaliva al Medioevo, per giunta!

 

La Voce di Maia

«Insegno in un liceo di Andria, e da qualche mese scrivo anche alcuni articoli su ‘Alba Nuova’, un quotidiano di Bari. Il Medioevo è una mia grande passione, e un mio amico, sapendo che mi interessano le storie strane, mi ha consegnato un manoscritto ritrovato nel terreno in cui sorge una villa di antica costruzione, a qualche chilometro da Andria.»
«In che senso storie strane?» Maia si è incuriosita.
«Nel senso che cerco di venire a capo, nel limite del possibile, anche agli avvenimenti che, apparentemente, non hanno alcuna spiegazione plausibile.» Saverio fa una breve pausa, continuando a soffermare i suoi occhi in quelli di Maia, quasi a voler controllare la reazione di lei. «Ti faccio un esempio: lo scorso mese il giornale si è occupato della vicenda di un vecchio casolare, da tempo disabitato situato nelle campagne di Bari, che sembrava essere disturbato da un fantasma dispettoso. Infatti, il nuovo proprietario, il quale aveva acquistato l’abitazione a un buon prezzo solo alcune settimane prima, mi ha rivelato che durante le ore notturne era costantemente svegliato dal rumore di passi pesanti, provenienti dall’esterno, che salivano la rampa di scale, per poi fermarsi davanti alla porta d’ingresso chiusa a chiave.»

La Voce di Maia

L’anima è dappertutto:
dentro, fuori e tutt’intorno a noi.

«Vorrei continuare… possiamo, mamma?»
«Come vuoi. Di cosa desideri parlare?»
«Vorrei continuare a parlare dell’anima… Com’è l’anima? E dove si trova?»
«Noi abbiamo sempre pensato che l’anima si trovi dentro il corpo. Invece l’anima si trova dappertutto.»
«Dappertutto?!»
«Sì, ma prima di affrontare questo argomento devi sapere che noi esseri umani siamo fatti di tre parti: il corpo, la mente e lo spirito. Il corpo è quello che tutti vediamo. Purtroppo la maggior parte della gente pensa che sia tutto quello che ha, e si dedica soltanto a esso, ricordandosi solo più tardi della mente e dimenticando completamente l’anima che è la parte più importante... La seconda parte è la mente.»
«Dove si trova la mente?», chiede Angy.
«Dove si trova la mente?», le fa eco la mamma.
«Be’, è quella che pensa. Si trova nella testa?»
«La mente non si trova nella testa. Lì c’è il cervello. La mente si trova in tutte le cellule del nostro corpo. Ci sembra che si trovi nel cervello perché nel nostro cervello si trovano più cellule che in tutto il corpo. La mente in realtà è una energia, non è una cosa. Il cervello, invece, è una parte fisica ed è un trasformatore, trasforma l’energia del pensiero in impulsi fisici.»
«Quindi tutte le cellule pensano?»
«Sì.»
«Allora la mente si trova in tutto il corpo, e anche l’anima.»
«L’anima è dappertutto: dentro, fuori e tutt’intorno a noi. In realtà l’anima è il contenitore del corpo. Vedi, tra le cellule ci sono gli spazi. Il nostro corpo è costituito per il novantanove per cento di spazio. L’anima ci contiene. L’anima non è contenuta dal corpo, ma lo contiene. L’anima ci tiene insieme, come l’Anima di Dio è ciò che contiene l’universo e lo tiene insieme.»